I risvolti psicologici del lockdown: Un punto di vista poco raccontato

la solitudine può portare a forme strane di libertà

Stiamo ripartendo, seppur con tutte le precauzioni necessarie; il mondo che abbiamo lasciato a marzo è pronto a riaccoglierci e ognuno di noi affronterà questa fase portando con sé i propri vissuti e le proprie emozioni.

Molto si sta scrivendo sui risvolti psicologici della pandemia: l’acuirsi degli stati ansiosi ed ossessivi, l’incertezza, la paura declinata in tutte le sue possibili manifestazioni, così come i disturbi post traumatici soprattutto per chi ha combattuto in prima linea o ha subito lutti senza poter celebrare decorosamente il rito di passaggio. Esiste però anche un altro aspetto che sta emergendo dalla mia esperienza clinica: l’incontro con se stessi.

Il tempo dilatato e i ritmi di vita rallentati hanno dato la possibilità ad alcuni di guardarsi dentro attraverso una diversa e nuova lente cogliendo emozioni, sensazioni e desideri fino a quel momento sommersi ed ignorati. Queste persone hanno “sentito” qualcosa di diverso rispetto a ciò che sembrava essere scontato nelle loro vite prima del lockdown e hanno “capito” che è questo il momento di agire per cambiare, per liberarsi dalle gabbie costruite nel tempo e nelle quali si erano intrappolati continuando a vivere “come se” tutto andasse bene, costringendosi in atteggiamenti e comportamenti che non appartenevano loro e il cui effetto era attutito dalla routine quotidiana con l’alibi del non potersi fermare a riflettere.

Sì, un alibi, perché il cambiamento è, per gli esseri umani, un processo difficile e spesso doloroso per cui tendono a voler riconoscere piuttosto che conoscere. Così una ragazza di 23 anni, al nostro primo incontro dopo la pausa imposta dalla situazione, mi dice:

“Devo ammettere che ciò che sto per dirle mi fa molta paura ma ora so che fino ad oggi ho vissuto per accontentare tutte le persone a me care; ho sempre agito per non deludere le aspettative che avevano su di me e questo è il vero motivo per cui vivevo in uno stato di insoddisfazione. Ora devo soddisfare me stessa; tutto ciò è emerso giorno dopo giorno in questo periodo in cui ho avuto tanto tempo di stare con me stessa, di fermarmi senza sentirmi in colpa perché ciò era imposto da una situazione esterna che non dipendeva da me. E così è arrivato il momento di perseguire ciò che veramente desidero anche se questo potrà arrecare dispiacere a chi si era creato una certa immagine di me.

Per questa giovane donna la pandemia ha rappresentato l’occasione per intraprendere un cambiamento confermando che dietro ad ogni crisi si cela sempre un’opportunità. La sua esperienza ci racconta un incontro sorprendente, intimo e profondo che molto spesso viene evitato per il timore di scoprire che, fino a quel momento, ci siamo ingannati.

Questo è un formidabile esempio del come, usando le parole di Paul Watzlawick, “ognuno di noi inventa la propria realtà percepita” perche la nostra mente ci mente continuamente. Giorgio Nardone, nel suo libro “L’arte del mentire a se stessi e a agli altri” definisce l’autoinganno come un “costrutto esplicativo di quei fenomeni relativi al mentire a se stessi ritenuti non colpevoli perché frutto del funzionamento della nostra mente e non di scelte deliberate”. Ciò che fa la differenza è il “mentire a se stessi benefico” la cui peculiarità è quella di proteggere l’individuo permettendogli di adattarsi meglio alla realtà contro il “mentire a se stessi malefico” che, invece, intrappola in circoli viziosi e disfunzionali. Un esempio è l’autoinganno dello struzzo che mette la testa sotto la sabbia per non vedere il leone che lo azzanna, molto frequente nella vita degli essere umani e che impedisce di vedere, perché doloroso e spaventoso, ciò che sarebbe necessario cambiare.

Il lockdown, per alcuni, ha rappresentato la strada per emanciparsi da questo terribile trabocchetto mentale in virtù del fatto che, per effetto di un invisibile nemico chiamato Covid-19, tutti ci siamo ritrovati a stretto contatto con noi stessi in una realtà che ha superato ogni più fervida fantasia. Se per molti questo isolamento ha rappresentato un momento difficile da gestire, per altri è stato uno strumento di scoperta.

Vorrei concludere con una frase di Michele Scirpoli che trovo perfetta per rappresentare una delle tante sfaccettature di questo momento che abbiamo vissuto: “E’ nella solitudine, scevra da ogni sorta di condizionamento, che ognuno di noi può ritrovarsi e conoscere appieno se stesso”.
 


BIBLIOGRAFIA

Nardone, G. (2013) Psicotrappole. Ovvero le sofferenze che ci creiamo da soli: imparare a riconoscerle e a combatterle. Milano: Ponte alle Grazie
Nardone, G. (2014) La paura delle decisioni. Milano: Ponte alle Grazie
Nardone, G. (2014) L’arte di mentire a se stessi e agli altri. Milano: Ponte alle Grazie
Nardone, G. (2019) Emozioni. Istruzioni per l’uso. Milano: Ponte alle Grazie
Watzlawick, P. (1976) La realtà inventata. Roma: Astrolabio
Watzlawick, P. (1983) Istruzioni per rendersi infelici. Milano: Feltrinelli